VORREI PARLARE…
Vorrei parlare di quelle mattine in cui sei sveglio prima del tempo e di quelle notti in cui non riesci a prender sonno.
Vorrei parlare dell’impossibilità di capire cosa pensino realmente le ragazze, di una moneta trovata su una poltrona del cinema e di un braccialetto perso a una fermata del 72.
Vorrei parlare di un vetro levigato che spunta dalla sabbia bianca di una spiaggia di cui non ricordo il nome.
Vorrei parlare di quelle di parole che più le ripeti e più perdono senso.
Vorrei parlare di quelle volte che, mentre sto per uscire, mia madre mi chiede dove stia andando e io le rispondo con un mugugno incomprensibile, affrettandomi a chiudere la porta.
Vorrei parlare di amici che ti deludono e di nemici da rivalutare, di un abbraccio non richiesto ma comunque apprezzato, di un vecchio che parla da solo e preannuncia sventure o di quel tizio che girava vestito da Jack Sparrow – e per giunta, gli somigliava –.
Vorrei parlare di saluti sbagliati che si tramutano in goffe grattate alla testa e di scale sotto cui si passa, beffandosi di antiquati timori, per poi inciampare tre metri più avanti.
Vorrei parlare di quelle volte in cui vorresti poter cambiare un giorno del tuo passato (o anche solo un secondo), di un bambino che ti saluta dalla macchina davanti e ti strappa un sorriso alle sei del mattino.
Vorrei parlare di baci dati a testa in giù, per imitare Spider Man e della profonda tristezza nel perdere l’unico pallone durante una partitella in oratorio.
Vorrei parlare del coniglio di Donnie Darko e delle zebre che mia madre dipinge in salotto.
Vorrei parlare di quel bosco in cui mi sono perso, apposta.
Vorrei parlare di castelli sospesi annotati dietro uno scontrino, dei fantasmi che abitano in cantina e di cani che sanno sorridere.
Vorrei parlare di quei viaggi in cui torni a casa esausto, ma felice.
Le cose di cui vorrei parlare sono tante, forse troppe.
Rimane il fatto che della maggior parte di queste cose non parlerò mai.
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