Rispolvero il Blog in occasione di Halloween con 10 storie REALMENTE ACCADUTE che comprendono ATTI DI CANNIBALISMO.
Vi faranno passare la fame oppure venire il languorino in bocca... a seconda dei gusti! ;)
10 - LA SPEDIZIONE DONNER
Nel 1846 un gruppo di
pionieri si avventurò nel Far West scegliendo di passare attraverso una via
impervia attraverso le Montagne Rocciose. Dopo aver attraversato un deserto salato lungo 129
chilometri, i pionieri rimasero bloccati a causa di una grande nevicata nel bel
mezzo delle montagne tra la California e il Nevada. Era il novembre del 1846.
Per prima cosa mangiarono gli animali che tiravano i carri,
poi i loro cani. Finita anche quella carne, in preda alla disperazione,
prepararono una zuppa collosa fatta con le ossa bollite e la pelle degli
animali morti. Quando arrivò Natale, i pionieri iniziarono a mangiare i corpi
dei compagni morti. Nel gruppo vennero lanciate diverse accuse di omicidio o di
mancata assistenza verso i compagni moribondi allo scopo che non venisse a mancare
carne fresca. Non mancarono atti di cannibalismo tra membri della stessa
famiglia. Ormai ridotti allo stremo alcuni bambini arrivarono a mangiare i
propri genitori e fratelli.
La prima spedizione di soccorso non arrivò sul posto prima
della metà di febbraio del 1847, quasi quattro mesi dopo che la carovana era
rimasta bloccata. Solo 48 degli 87 componenti della spedizione riuscirono ad
arrivare vivi a Sacramento e la loro storia fece scalpore in tutte le colonie americane.
9 - I SOPRAVVISSUTI DELLE ANDE
Molti di voi avranno sentito parlare della terrificante storia della
nazionale Uruguyana di Rugby che nel 1972 si schiantò con il proprio aereo a
quasi 4000 metri di altezza sulle Ande. Senza una radio funzionante o un’idea
chiara di dove si trovassero, la speranza di essere salvati erano minima.
A bordo dell’aereo erano presenti 45 persone e pochissime scorte alimentari,
tra cui vino e cioccolato. Le 29 persone che sopravvissero allo schianto furono
costrette a resistere per 72 giorni a temperature intorno ai -34°, rifugiandosi
in un riparo primitivo ricavato dalla carcassa dell’aereo. Una volta
finite le scorte alimentari, gli uomini iniziarono, loro malgrado, a cibarsi dei corpi
congelati degli amici e familiari morti in precedenza.
Il gruppo si assottigliò anche a causa del freddo e delle malattie e li ridusse allo stremo delle forze. Con l’avvicinarsi
della primavera furono tentate diverse escursioni per cercare aiuto e recuperare viveri dai resti dell'aereo che riemergevano dalla neve. Dopo un’estenuate
camminata di 10 giorni, alcuni dei sopravvissuti furono avvistati da un
contadino cileno che chiamò i soccorsi.
Dei 29 sopravvissuti allo schianto, solo 16 riuscirono a tornare vivi alle
loro case. La vicenda venne poi raccontata nel famoso film del 1993, “Alive –
Sopravvissuti”.
8 - I CANNIBALI DI JAMESTOWN
La visione idilliaca che i libri di storia ci danno dei
Padri Pellegrini non è poi così accurata. Gli archeologi e gli storici erano
sempre stati a conoscenza della Grande Carestia che si verificò nell’inverno
tra il 1609 e il 1610, in cui i coloni furono costretti a mangiare ratti,
gatti, stivali di pelle e anche carne umana. Tuttavia, fino a poco tempo fa, non era stata rinvenuta
alcuna prova concreta che confermasse che questi atti di cannibalismo avessero
realmente avuto luogo.
Nel 2013, degli archeologi hanno scoperto in una fossa un grande numero di
ossa animali, in mezzo alle quali vi erano anche scheletri umani. Dopo aver
analizzato un teschio, furono in grado di affermare che apparteneva a una
ragazza di circa 14 anni. Sul suo cranio vi erano segni evidenti che indicavano
che qualcuno aveva sfilettato la carne del volto per cibarsene. Anche il cervello
ero stato estratto per essere probabilmente consumato.
L’antropologo forense dello Smithsonian che analizzò il reperto scoprì le
prove che più di una persona aveva preso parte alla macellazione della povera
ragazza. Gli archeologi hanno poi dichiarato il loro sospetto che nella città
di Jamestown avrebbero presto altri resti di vittime di cannibalismo.
Nella
foto in alto, la ricostruzione del volto di Jane, la giovane ragazza che fu
mangiata dai coloni durante l’inverno del 1609.
7 - RICHARD PARKER E LA MIGNONETTE
Mentre i precedenti episodi di cannibalismo avvenirono in situazioni di sopravvivenza
estrema, nel caso di Richard Parker seguirono senza dubbio a un omicidio volontario.
La Mignonette salpò dall’Inghilterra nel 1884 alla volta dell’Australia.
Dopo due mesi di viaggio la nave naufragò e quattro membri dell’equipaggio
(compreso il diciassettenne Richard Parker) riuscirono a mettersi in salvo su
una piccola zattera. Diciannove giorni dopo, la situazione era disperata. Il
capitano Thomas Dudley propose che Richard, non avendo moglie o famiglia e
essendo già gravemente debilitato, fosse sacrificato per permettere la sopravvivenza
degli altri.
La mozione fu approvata.
Dudley pugnalò Richard al collo con il suo coltellino e, assieme agli altri
due marinai, mangiò la sua carne e bevve il suo sangue.
Furono salvati una settimana dopo. I tre uomini vennero incriminati per
omicidio e cannibalismo, ma poi l’opinione
pubblica inglese spinse per farli uscire di prigione dopo soli sei mesi.
La triste vicenda di Richard Parker fu di ispirazione per un racconto breve
di Edgar Allan Poe del 1838, dove un marinaio omonimo veniva mangiato
dai compagni al fine di sopravvivere.
6 - ALFERD PACKER
Nel febbraio del 1874, Alferd Packer partì insieme ad altri cinque uomini da una cittadina
del Colorado, con lo scopo di cercare l’oro nelle montagne Breckenridge. Ad
aprile fece ritorno da solo, dichiarando che una tempesta di neve aveva colpito
il gruppo, costringendoli a accamparsi. Disse che i compagni erano andati alla
ricerca di cibo e non avevano fatto più ritorno.
La storia di Packer risultò molto sospetta. Dopo qualche
interrogatorio, il cercatore d’oro ammise che in seguito alla morte di uno dei
suoi compagni, lui e gli altri si erano cibati
del suo corpo. Packer raccontò che in seguito altri
tre uomini erano molri a causa del freddo, mentre era stato costretto a uccidere l’ultimo sopravvissuto
per autodifesa. Fu messo in prigione con l’accusa di omicidio.
Macabri dettagli emersero nell’agosto di quell’anno, quando venne ritrovato l’accampamento
di Packer. Fu subito evidente che nessuno degli uomini era morto per il freddo,
ma in seguito a un brutale omicidio. Inchiodato dalle prove, Packer evase di
prigione e visse come latitante per nove anni prima di essere catturato. La sua
versione dei fatti cambiò ancora: dichiarò che era stato uno dei suoi compagni a uccidere
gli altri per la loro carne e a quel punto era stato costretto a ucciderlo per
autodifesa. Ciononostante ammise di essere sopravvissuto per i due mesi
successivi cibandosi dei loro resti.
5- LA SPEDIZIONE FRANKLIN
Nel 1845 Sir John Frankiln e altri 134 uomini partirono dall’Europa con l’obbiettivo
di disegnare la mappe del Passaggio a Nord-Ovest. Con loro avevano scorte di
cibo per cinque anni. Quando i resti della spedizione furono ritrovati nel
1850, gli Inuit scoprirono 30 corpi che mostravano segni di cannibalismo. Cosa
avvenne in quel lasso di tempo? Non è facile dirlo.
Furono inviate ben tre spedizioni di soccorso da Londra, ma non trovarono
alcuna traccia del gruppo di Frankiln fino al 1854. Alcuni Inuit raccontarono
di aver incontrato un gruppo di circa 40 bianchi durante l’inverno del 1850 e
di avergli venduto carne di balena. Alcuni mesi dopo, gli stessi Inuit trovarono
un accampamento dove c’erano i resti di 30 persone e dichiararono: “dallo
stato mutilato di
molti dei corpi e dal contenuto
delle pentole, è evidente che
i nostri connazionali sciagurati erano stati cacciati come mezzo per prolungare la propria esistenza."
L’accusa scioccò l’Inghilterra Vittoriana. Nel 1859 un’altra
spedizione recuperò finalmente i corpi e fu dichiarato che tra le cause di
morte non fu solo l’inedia e lo scorbuto, ma anche avvelenamento da piombo,
derivato dalle lattine di cibo che gli esploratori avevano utilizzato.
4 - L'ASSEDIO DI LENINGRADO
Durante la
Seconda Guerra Mondiale i nazisti cinsero d’assedio e bombardarono la città di Leningrado per quasi
tre anni consecutivi, portando alla morte l’incredibile cifra di un milione di
russi. I rifornimenti di cibo furono interrotti per 900 giorni, facendo
lentamente morire di fame i civili bloccati nella città.
Per anni, le
autorità russe negarono che durante l’assedio fossero avvenuti casi di
cannibalismo. Ma dopo la caduta dell’Unione Sovietica venne scoperta la verità.
Gli abitanti di Leningrado avevano a disposizione solo una misera razione
giornaliera di pane (pochi grammi). Pur sopravvivere arrivano a cibarsi di
colla, vaselina, cuoio bollito e le pellicce dei loro giacconi. Successivamente
nacquero delle vere e proprie bande di spietati criminali che cercavano di mettere le mani su
qualsiasi tipo di carne. I cittadini si allearono per combattere queste squadre
di cannibali. In quegl’anni 260 persone furono arrestate per aver mangiato
carne umana e i genitori avevano l’abitudine di far rientrare a casa i figli
dopo il tramonto
per impedire che fossero rapiti per la loro carne.
3 - LA SPEDIZIONE GREELY
Il tenente Adolphus Greely e altri 25 uomini salparono da Newfoundland nel
1881 per una spedizione alla scoperta dell’Estremo Nord. Il loro obbiettivo era
quello di raccogliere dati scientifici che sarebbero serviti a conoscere meglio
quella regione sconosciuta, e naturalmente battere gli esploratori Britannici
nella corsa verso i confini del mondo.
I dati vennero raccolti senza intoppi, ma quando la nave di recupero non si presentò
al punto di ritrovo concordato nel 1882 e neppure nel 1883, la situazione
iniziò a precipitare.
Greely ordinò agli uomini di salpare verso il mare aperto, dove avrebbero
potuto recuperare delle scorte alimentari a Cape Sabine. Il piano non funzionò
e li portò in una zona ancora più desolata del Canada, molto più fredda e
inospitale della prima. I membri della spedizione iniziarono a morire uno dopo
l’altro, diventando cibo per i propri compagni. Quel che accade fu rivelato dai
sette sopravvissuti che vennero ritrovati nel 1884.
Nonostante lo sgomento di tutti, gli uomini che vennero salvati si
mostrarono orgogliosi delle loro azioni e non mancarono di scaricare tutte le
colpe sulle persone responsabili del mancato recupero della loro spedizione.
2 - LA BALENIERA ESSEX
Tutti conosciamo la storia di Moby Dick, ma pochi sanno che qualcosa di
simile accadde alla baleniera Essex che salpò per il Pacifico nel 1820. Durante
la navigazione, un enorme capodoglio attaccò la nave, costringendo i 20 marinai
a bordo a scappare su tre scialuppe. Le scorte che riuscirono portarsi dietro
comprendevano una piccola razione di acqua e biscotti. Le scialuppe andarono
alla deriva per 90 giorni, gli uomini iniziarono a bere la loro urina e
mangiare gli organi interni dei compagni deceduti.
Otto marinai sopravvissero e furono trovati nelle due scialuppe rimanenti,
circondati da ossa e scarti umani. Tra di loro c’era anche il capitano, George
Pollard Jr. nativo di Nantucket, che partecipò all’uccisione e
cannibalizzazione del suo stesso cugino. Il ragazzo infatti, era stato
prescelto come sacrificio umano per sostenere gli altri marinai.
L’anno successivo, il Capitano Pollard decise di imbarcarsi su un’altra nave
che a sua volta naufragò. Fortunatamente i marinai furono salvati prima che
arrivassero al cannibalismo. Pollard decise di ritirarsi per diventare un guardiano
del faro.
1 -I NAUFRAGHI DOMENICANI
Concludiamo l’articolo con una storia dei giorni nostri, Nel 2008 un gruppo
di Domenicani partì alla volta del Porto Rico per cercare migliori condizioni
di vita. 33 profughi salparono per un viaggio di 257 chilometri a bordo di un
peschereccio, che ben presto si fermò a causa di un malfunzionamento meccanico.
I passeggeri erano indecisi sul da farsi e quasi tentati di tornare indietro ma
il capitano decise di continuare il viaggio. La barca andò alla deriva in mare
aperto per sei giorni, finché non ci fu la prima vittima. Quella notte il
capitano scomparve (forse fu gettato in mare da un passeggero o si tuffo in un
disperato tentativo di cercare aiuto).
Gli uomini e le donne a bordo iniziarono a morire. Dopo due settimane in
mare, 27 dei 33 passeggeri erano morti
per la fame e la disidratazione. I cinque sopravvissuti decisero di tagliare
alcuni pezzi di carne dalle gambe e dal torace dell’ultimo uomo che era morto.
Ne presero dei piccoli bocconi e li inghiottirono come fossero pastiglie.
Non furono costretti ad altri atti di cannibalismo perché furono ritrovati
il giorno dopo dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti. Nella foto il sopravvissuto che rilasciò la disturbante dichiarazione secondo cui la carne umana avesse un sapore molto simile a quella di mucca.
Ne avete avuto abbastanza miei sadici lettori?