11 dicembre 2010

A Short Story (2): "L'uomo"

Ed eccoci alla seconda puntata di questa rubrica dove propongo i miei racconti originali,  questo mi è venuto in mente proprio stamattina mentre mi lavavo i capelli.. non vengono anche a voi le idee più strane sotto la doccia?
Questa volta il racconto si intitola semplicemente :



“L’Uomo”


Robert era sul pullman come ogni giorno; era stata una lunga giornata di lavoro e non vedeva l’ora di tornare a casa. Si sarebbe steso sul divano a guardare la TV e a mangiucchiare qualcosa, per poi sentire se qualche amico aveva voglia di uscire.
Mentre si programmava mentalmente la serata, notò un uomo seduto in fondo: aveva un impermeabile grigio e un cappello anni ’30 sulla testa.
«Ma guarda che tipo - pensò Robert - si crede Al Capone!» E soffocò una risata dietro la mano; ma il sorriso svanì quasi subito, l’uomo lo stava fissando.
Subito distolse lo sguardo scottato. «Non si è accorto di nulla, il pullman è pieno di gente e stava semplicemente guardando a caso nella folla»
Dopo un minuto arrischiò una sbirciata verso l’uomo; si era leggermente abbassato il cappello e non si capiva da che parte stesse guardando. Robert alzò lo sguardo veloce fingendo di leggere un volantino attaccato sul vetro, poi si rigirò di nuovo di spalle.
«Certo che sul pullman s’incontrano sempre dei tipi strani» pensò.
Mancava ancora parecchio a casa sua ma Robert era nervoso perché sapeva che la prossima fermata era quella della stazione. Come aveva previsto tutti si accalcarono verso le uscite.
«Fai che scenda, fai che scenda, fai che scenda» pensava agitato Robert; i suoi occhi scorrevano sui visi delle persone che si affrettavano a scendere per controllare se l’uomo era tra quelle.
L’uomo non scese.
Con angoscia Robert vide che sul pullman erano rimasti solo lui, una vecchina con le borse della spesa e quell’uomo. Si girò di scatto e si diresse verso il posto dietro il guidatore; su qualche giornale aveva letto che è il posto più sicuro.
Dopo qualche minuto il pullman si fermò di nuovo; la vecchina salutò il guidatore e scese, scomparendo nell’oscurità della sera. Robert alzò lo sguardo verso il grosso specchio retrovisore del guidatore. Trattenne a stento un’imprecazione.
L’uomo si era spostato nel posto dietro di lui.
Con una mossa che risultò molto goffa, Robert cercò il pulsante sul palo tentando di non girarsi, poi lo schiacciò con forza: Ding - Fermata prenotata.
Poi si mise davanti alla prima porta, pronto a uscire.
«Non me ne frega, anche se mancano due fermate a casa. Ora scendo e mi allontano il più possibile da quel tizio» pensò Robert. Aveva sentito abbastanza storie di aggressioni sui pullman, da classificare il suo “persecutore” come potenziale serial-killer.
Appena si aprirono le porte, Robert scese e si diresse verso casa con passo veloce. Dopo due isolati, si era rilassato un po’ e stava valutando se passare in edicola a prendere il giornale prima che chiudesse.
Si fermò a guardare le riviste esposte, mentre l’edicolante stava ritirando dei cartelloni pubblicitari. Da dietro l’angolo spuntò l’uomo, Robert lo fissò con gli occhi sbarrati.
Lasciò cadere a terra il giornale e istintivamente si mise a correre, l’edicolante lo guardò stupito.
«Hey lei! Si fermi un attimo!» disse l’uomo alle sue spalle.
«Non ci penso neanche!» rispose Robert e accelerò il passo. Era a soli cinque minuti da casa, poteva farcela; mentre girava a destra, diede uno sguardo e vide che l’uomo lo aveva quasi raggiunto. Era rapidissimo.
Ormai terrorizzato, Robert correva all’impazzata. Arrivato a un incrocio, attraversò col giallo e girandosi vide con soddisfazione che l’uomo era rimasto bloccato dall’altra parte, dietro alla fila di macchine in movimento.
«Che fortuna! È il momento giusto!» pensò speranzoso. Rapidamente s’infilò in un vicolo che sbucava proprio vicino a casa sua. Arrivato al portone, le mani gli tremavano e gli caddero le chiavi a terra.
«Stai calmo dannazione!» si disse da solo.
Riuscì a infilare le chiavi, salì di corsa tre piani di scale e si chiuse subito a chiave in casa.
«Chiamo la polizia? No… mi prenderebbero per paranoico» pensò mentre si asciugava il sudore dalla fronte, era seduto a terra appoggiato alla porta e aveva il fiatone.
Toc Toc.  
Robert s’irrigidì e rimase paralizzato a terra. Non poteva essere lui.
Toc Toc. 
Trovò la forza di alzarsi, forse era un amico venuto a trovarlo. Bastava guardare dallo spioncino per scoprirlo.
«Merda!» gli sfuggi dalla bocca senza che se ne accorgesse. L’uomo era in piedi davanti alla sua porta.
«Signore l’ho sentita, può aprire la porta?» disse l’uomo pacatamente.
«Chi diavolo è lei?» urlò Robert, con l’occhio incollato allo spioncino.
«Sono Alfred Stare, ho una cosa che le appartiene»
«Di che parla? Perché mi stava seguendo?»
«Ho tentato di dirglielo all’edicola, ma lei è scappato come un lampo. Sul pullman le è caduto questo... » disse l’uomo e dalla tasca dell’impermeabile tiro fuori un portafoglio di pelle marrone.
«Che cosa?» pensò Robert, le mani corsero subito alla giacca «È vero il mio non c’è più»
«Lei me l’ha rubato» disse Robert con voce acuta, non poteva fidarsi di quell’uomo sconosciuto.
«Non sia ridicolo, guardi - e aprì il portafoglio in direzione dello spioncino - ci sono tutti i suoi soldi! E poi se l’avessi rubato che senso avrebbe venire a riportarglielo?» disse l’uomo con fare tranquillo.
Robert era confuso, i soldi c’erano tutti e l’uomo sembrava sincero.
Aprì la porta senza levare la catenella di sicurezza.
«E come faceva a sapere dove abito allora?» chiese ancora.
L’uomo si levò il cappello, era un uomo sulla cinquantina con le rughe intono agli occhi che s’incresparono quando sorrise, il suo sguardo ora tutt’altro che spaventoso senza il cappello.
«Mi è bastato guardare sulla carta della biblioteca, c’è scritto l’indirizzo… e al portinaio ho chiesto a che piano abitava» disse l’uomo.
«Oh capisco» disse Robert, era diventato rosso per la vergogna e si sentiva molto stupido «Io pensavo che… Beh, lasciamo perdere è stato davvero molto gentile»
«Si figuri, mi sono sentito in dovere. Ecco il suo portafogli» e allungo la mano verso la fessura della porta.
Subito Robert tolse la catenella e prese il portafogli. Diede una rapida occhiata dentro: non mancava nulla. Aveva preso quel giorno la busta paga e sarebbe stata dura perdere lo stipendio del mese. Provò gratitudine per quell’uomo.
«Cosa posso fare per sdebitarmi?» disse  Robert aspettandosi un “Niente si figuri” come risposta.
«Un bicchiere d’acqua. Sa la corsa è stata lunga… solo un bicchiere d’acqua» disse l’uomo sorridendo.
«Ah ok... certo… si accomodi, glielo porto subito» disse Robert lasciando entrare l’uomo. Si diresse in cucina e prese un bicchiere pulito. Tutta la tensione ora era calata e aveva voglia di ridere.
«Che idiota a pensare che quell’uomo così gentile potesse essere un pazzo serial-killer…» pensava Robert mentre riempiva il bicchiere, poi vide un riflesso sul vetro della credenza. Si voltò di scatto.
In un attimo l’uomo gli fu addosso e con un colpo veloce e preciso gli tagliò la gola.
Robert cadde a terra tentando inutilmente di fermare l’emorragia con le mani, ma era già in un bagno di sangue. Dopo pochi secondi la testa gli scivolò di lato, gli occhi fissi nel vuoto.
L’uomo si rimise il cappello e fissò il corpo ancora caldo di Robert.
«Mai fidarsi degli sconosciuti» disse con una tetra risata.
 Richiuse la porta dietro di sé e se ne andò. 



spero che questo racconto vi sia piaciuto e vi propongo un giochino per la prossima puntata: 
scrivete nei commenti una frase di al massimo due righe, io sceglierò la più interessante e creerò un racconto partendo dal vostro spunto... potrebbe venirne fuori qualcosa di interessante...

PS. Votate nel sondaggio sui FILM più attesi del 2011, lo trovate proprio qui sulla destra!
-KeepDreamin'-


9 commenti:

  1. ci voleva il tasso del miele. ha mangiato l'uomo dopo pochi secondi.

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  2. ma con "tasso" intendi l'animale o la percentuale??

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  3. bè tanto sveglio non sei

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  4. non avevo mai sentito di questo tasso del miele.. ora so cos'è cmq

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  5. ma poi tra le "reazioni" sotto l'immagine non c'è un "NO" o "non garba"... o altro? o mitch è anticostituzionale sta cosa

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  6. è anticostituzionale anche il fatto che nonostante tu abbia superato da un pezzo i vent'anni tu vada ancora matto per harry potter.

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  7. io ho una ragazza e quindi sotto la doccia mi basta lavarmi caro anonimo, la cosa più ridicola credo che sia che tu non metta il tuo nome per far vedere chi sei ... paura forse?
    sul fatto che mi piace harry potter e ho 20 anni il tuo commento non mi tange minimamente
    cmq le "reazioni" messe sotto l'immagine sono fisse e proposte dal blog stesso non le ho decise io.
    Infine nessuno ti/vi ha costretto a leggere le cose scritte su questo blog, se ti fanno schifo basta che clicchi sulla crocetta rossa in alto a destra e tanti saluti

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  8. ...è sconvolgente il fatto che ci siano persone al mondo che hanno tanlmente tanto tempo libero e talmente pochi interessi con cui occuparlo da trovar diletto nel rompere il cazzo alla gente su un blog!!!...quando vi viene da scrivere o dire certe puttanate, pensate che c'è un ventenne che mentre voi vi fate le seghette e pensate a qualche minchiata da scrivergli sul blog, legge harry potter e se ne sbatte della vostra opinione perchè fondamentalmente siete persone vuote, e lui ha sempre e comunque di meglio da fare e di conseguenza è siucuramente messo meglio di voi!!!
    ...per miky...potresti trarre spunto da questa cosa per il tuo prossimo post!!!...un bell'elenco di hobby che si potrebbero suggerire a queste persone...qualcosa tipo, dar da mangiare ai piccioni, collezionare francobolli, scopare, contare le macchine rosse che passano sotto casa!!!...ogni passatempo è buono!!!
    ...e tra parentesi poi METTETELA UNA FIRMA che fate più bella figura!!!

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  9. Bentrovato "baldo giovane" (se hai davvero 20 anni) e complimenti da uno che si diletta a scrivere a sua volta e che legge romanzi di genere fantastico da una trentina d'anni.
    Il racconto l'ho letto sul Forum di HorrorMagazine e mi è piaciuto; al limite va rivisto, ma giusto per dare una registrata alle descrizioni delle scene cercando di centrare un pò meglio il pathos, la cui dose hai comunque ben distribuito un pò ovunque.
    Potevi anche titolarlo "Mai fidarsi degli sconosciuti" per come finisce; ma va bene lo stesso.
    In tutta onestà troverebbe degno spazio nelle antologie aperiodiche che il nostro gruppo pubblica con Lulu.com
    Ti premetto però che così come i costi di partecipazione "all'impresa" sono di fatto nulli, anche la fama e la gloria sono "lunghetti" da raggiungere; però cerchiamo di farlo con un minimo di professionalità. tanta umiltà e passione... e con le porte sempre aperte.
    Dacci un colpo quando hai tempo (ma non in testa ed evitando l'uso di asce e strumenti analoghi).

    Cecco

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