21 dicembre 2010

A Short Story (3) : " The Old Haunted Hotel" - Seconda Parte

Come promesso pubblico la seconda parte del racconto pubblicato l'altro giorno... se non l'avete ancora letto lo trovate nel post precedente ( per i pigri lo trovate qui )
Per comodità vi riposto anche le ultime righe della prima parte...



The Old Haunted Hotel -- Seconda parte



Phil era solo.
Le mani lo stringevano con forza sempre maggiore, togliendogli ossigeno e lucidità di pensiero. Era Johnny, suo fratello maggiore, che lo toglieva dai guai nelle situazioni disperate.
Ma Johnny non poteva aiutarlo in quel momento; lo vedeva con la coda dell’occhio: a terra, immobile, il sangue gli sgorgava copioso dal naso e dalla tempia sinistra.
Era finita. Il vecchio aveva vinto… gli occhi di Phil si chiusero contro la sua volontà...
        
    … No! Non poteva mollare così, doveva reagire!
A quel pensiero Phil tornò un attimo in sé: era in quella stanza maledetta, suo fratello era svenuto, come poteva liberarsi?
Finalmente Phil ebbe un’idea e si sentì stupido per non averci pensato prima: le pinze gli spuntavano ancora dalla tasca dei pantaloni. Le afferrò con la mano destra e le lanciò con tutta la forza che gli rimaneva sullo specchio, frantumandolo in mille pezzi. Un attimo dopo era a terra, tossiva e si toccava il collo escoriato; lo specchio era esploso in tutte le direzioni facendogli tagli sul viso e sulle braccia.
Non appena gli passò il giramento di testa, si rimise in piedi a fatica; ma qualcos’altro stava andando storto: la Stanza 6 non voleva dargli un attimo di tregua.
Johnny, che era ancora riverso a terra incosciente, stava letteralmente affondando nel pavimento, come se fosse caduto nelle sabbie mobili in mezzo ad una giungla inesplorata. Subito Phil si gettò sul fratello e lo afferrò per le braccia, ma si rese conto che anche i suoi piedi stavano sprofondando nella trappola mortale.
Si allontanò a fatica dal corpo del fratello e corse a frugare nel borsone, nel frattempo Johnny era affondato fino alla vita. Finalmente Phil trovò la boccetta di vetro che cercava, levò il tappo con mani tremanti e svuotò l’Acqua Santa sul pavimento attorno al fratello. Subito il vecchio legno prese a sfrigolare e fumare, in un attimo il corpo di Johnny fu risputato fuori e Phil riuscì ad acchiapparlo al volo.
Sfinito, appoggiò il fratello sul letto; c’era mancato davvero poco questa volta. Johnny non dava cenni di miglioramento, così Phil decise che doveva farlo uscire da quella stanza. Sarebbe rimasto lui a continuare la sfida; dopo quello che aveva vissuto si sentiva pronto ad  affrontare qualsiasi cosa. In quelle condizioni Johnny non poteva più aiutarlo e gli sarebbe stato solo d’impiccio.
Si caricò il fratello inerme sulle spalle, ciondolava come una bambola di pezza; non sapeva se quello che stava per fare avrebbe funzionato ma era la sua unica possibilità. Tirò un calcio alla porta che si aprì  rivelando qualcosa d'inaspettato: al posto del primo piano dell’hotel come se lo ricordava Phil, c’era un lungo corridoio buio con un’unica luce al fondo.
«È solo un’altra illusione, un’altra trappola della stanza» si disse Phil.
Chiuse gli occhi e calò il fratello aldilà della porta stando attendo a non sorpassarla. Vedendo che non gli succedeva nulla di terribile si sentì sollevato, richiuse la porta senza esitazione: adesso Johnny era più al sicuro di lui.
Guardò l’orologio che aveva al polso, il vetro si era rigato ma riuscì a distinguere l’ora: erano le 23:45.
«Non è possibile maledizione!» imprecò Phil, gli sembrava che l’alba fosse vicina e invece erano passate sole poche ore.
«Hey Phil» disse una vocetta stridula.
«Chi è?» sobbalzò Phil.
«Lo sai benissimo chi sono»
Phil non capiva da dove venisse quell’orrido suono, sembrava essere tutto attorno a lui.
«Fatti vedere!» urlò Phil e afferrò il borsone.
«Mi stai già guardando, Phil… come sta il tuo fratellino? Gli ho fatto male forse?» la vocetta ridacchiò soddisfatta.
«Non osare ridere di mio fratello!» urlò Phil, sempre più rabbioso.
Una gobba incominciò a muoversi sotto la carta da parati, come uno scarafaggio che zampetta sotto la sabbia. Phil estrasse un fucile a pompa dal borsone e incominciò a scaricare l’arma sulle pareti.
La cosa si muoveva troppo velocemente; Phil sparò tre colpi a vuoto aprendo buchi fumanti sul muro e distruggendo un’anta dell’armadio. Finalmente si fermò sopra al letto, Phil prese la mira ma, prima che riuscisse a premere il grilletto, la cosa sparì verso il basso.
Phil sollevò il letto come se fosse fatto di carta e lo scagliò sulla parete. Il pavimento sotto al letto non era fatto di legno consunto come nel resto della stanza, ma era di terra scura e umida.
«Come può esserci la terra al primo piano dell’hotel?» Si chiese Phil.
 Ma tutto perdeva di senso in quella stanza, quel fatto non lo sorprese più di tanto. Sapeva cosa doveva fare ora, lo sentiva.
Si mise a scavare con il calcio del fucile; lavorava con una velocità incredibile, era frenetico. Dopo qualche minuto urtò qualcosa di solido: era una bara.
Phil si protese per aprirla ipnotizzato, un gas fetido e putrescente fuoriuscì dalla bara facendolo quasi vomitare.
Uno scheletro quasi interamente decomposto si sollevò dal feretro protendendo le mani.
«Vendetta!» urlò, aprendo la mandibola come un burattino.
 Phil fece appena in tempo a mettere davanti a sé il fucile, ma l’essere lo sbalzò indietro facendolo sbattere sulla parete opposta. Il fucile volò nel bagnetto, scomparendo alla sua vista.
Lo scheletro avanzava verso di lui: aveva dei pezzi di carne che penzolavano dalle ossa, alcuni ciuffi di capelli castani spuntavano dal cranio giallastro, un solo occhio azzurro lo fissava solitario dalla sua orbita.
 In quel momento Phil si accorse che il borsone era a terra poco lontano da lui. Si lanciò per cercare l’ultimo oggetto che Johnny aveva portato. In un attimo lo scheletro gli fu addosso e girò Phil verso di sé.
«Ora starai con me per sempre!» stridette la voce.
Con un colpo preciso Phil piantò un crocifisso d’argento nell’unico occhio dell’essere, trapassandogli il cranio da parte a parte.
Lo scheletro urlò e si contorse a terra.
Phil decise che doveva uscire dalla Stanza numero 6 immediatamente, non sarebbe rimasto un secondo di più. Recuperò il fucile in bagno e con una spallata sfondò la porta della camera: davanti a lui c’era il lungo corridoio che aveva visto prima, ma di Johnny nessuna traccia. Si mise a correre in direzione della luce in lontananza; dietro di lui sentiva ancora le agghiaccianti grida dell’essere, ma decise di non voltarsi a guardare indietro. Raggiunta la luce si ritrovò in cima alle scale, scese cercando di fare poco rumore.
Johnny era legato e imbavagliato sul tavolo della reception, il vecchio Carson stava prendendo delle misure con un metro, intanto parlava con la voce spezzata dall’eccitazione:
«Ora ti costruirò una bella bara… Sì! Così potrai andare a far compagnia alla mia mogliettina …ahahah».
Phil puntò il fucile alle spalle del vecchio e urlò a pieni polmoni: «Crepa vecchio!».
I proiettili gli sforacchiarono la schiena facendolo cadere subito in una pozza di sangue.
Phil corse a slegare il fratello che era ancora in stato confusionale, il vecchio a terra diceva parole incomprensibili.
  «Ahh…La terra..si … ho tenuto… hotel… per tutti questi anni… Rose… ahh.. aiutami..»
«Usciamo da qui!» disse Phil prendendo il fratello per un braccio.
Corsero fuori in direzione della macchina. Phil sdraiò il fratello sul sedile posteriore.
«Phil, aspetta… devi distruggerlo» disse Johnny.
Phil sapeva come fare: aprì il baule e tirò fuori una piccola tanica che conteneva la benzina per le emergenze; poi si strappò un pezzo di camicia e lo infilò nella tanica in modo che fosse s’inzuppasse di liquido infiammabile. Accese il panno con l’accendino che aveva sul cruscotto e velocemente lanciò la tanica dentro la porta rimasta spalancata. Subito tornò in macchina e la accese, sgommando si rigirò e premette a tavoletta sull’acceleratore.
Mentre i Fratelli Murray si allontanavano a massima velocità, si sentì un urlo disperato.
«Perdonami Rose!»
Poi un’enorme esplosione illuminò il cielo notturno lanciando in aria detriti e lapilli infuocati.
Phil e Johnny si fermarono a guardare lo spettacolo dietro di loro.
Johnny mise una mano sulla spalla di Phil.
 «Ben fatto fratello, ben fatto...» 



 se il racconto vi è piaciuto commentate... alla prossima!

-KeepDreamin'-

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